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Leditoriale del 13 maggio 2018

aldo moroEro un giovane prete, il 9 maggio 1978 mi trovavo a Roma per un corso di esercizi spirituali agli assistenti di Azione Cattolica guidati dal Cardinale di Torino Michele Pellegrino. Ricordo che durante una delle meditazioni arrivò una telefonata al cardinale, avevano ritrovato il corpo di Aldo Moro. Immediatamente il predicatore lasciò il corso e si precipitò sul luogo del ritrovamento. Noi preti giovani ancora un po' inconsapevoli di quello che stava accadendo, non ci rendevamo conto della gravità del fatto che era accaduto. Sola ora a distanza di quarant’anni ci rendiamo conto di essere stati indirettamente attori di un evento più grande di noi, in quel momento, certo da preti giovani, impegnati nell'Azione Cattolica avevamo una sensibilità politica e sociale molto spiccata anche se non completamente formata. 
Quell'evento, che ho vissuto in diretta, però ha fatto sì che la figura di questo grande statista abbia segnato profondamente la mia formazione. Siamo in un tempo dove mancano figure grandi capaci di sintesi e di profezia, non è un caso che in quell'episodio mi sono reso conto di quanto era importante anche il ruolo della chiesa nella società politica di quel tempo. La passione con cui il grande Papa Paolo VI condivise drammaticamente i giorni della prigionia, la tensione che avevano le figure più illuminati come il Cardinal Pellegrino fanno sì che quello era un tempo dove le figure straordinarie avevano un'incidenza formativa culturale religiosa unica e straordinaria. Non è un caso che il nostro nuovo Vescovo Mario, parlando a noi sacerdoti in duomo il Giovedì Santo di questa Pasqua ha detto che la Chiesa è in debito di profezia nei confronti della società. Forse abbiamo bisogno di recuperare questo ruolo fondamentale anche nella chiesa, capace di sopperire a quella carenza culturale morale ed etica di competenza in tutti i campi soprattutto in quella della vita sociale. Quarant’ anni di distanza da quella tragedia sono qui a dirci che il futuro della chiesa non può passare se non attraverso una presenza che restituisca il debito di profezia in una società povera di padri, povera di maestri, povera di figure culturalmente alte, povera di figure istituzionali.
Sono dunque stato un testimone involontario di un evento che ha segnato non solo la società ma che pone anche oggi grandi interrogativi, sento la responsabilità nel ruolo che copro come sacerdote nella chiesa di oggi per fare in modo che la nostra testimonianza, la nostra vita di credenti abbia sempre davanti la ricerca del bene comune, del bene di tutti, del bene degli ultimi.