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Leditoriale del 18 novembre 2018

10 ComandamentiBugie e chiacchiere possono uccidere.

Sul delicato tema della verità spesso siamo rimasti ai tempi del catechismo quando abbiamo imparato che non si dicono “bugie” e diventati adulti abbiamo rimosso la domanda sulla verità della nostra vita sia per le parole che per le opere non vere. Mercoledì Papa Francesco ha affrontato questo tema commentando l’ottavo comandamento: non dire falsa testimonianza contro il tuo prossimo e la questione mi è parsa più seria di quanto sembra. Infatti così scrive Francesco: “Vivere di comunicazioni non autentiche è grave perché impedisce le relazioni e, quindi impedisce l’amore. Dove c’è bugia non c’è amore, non può esserci amore. E quando parliamo di comunicazione fra le persone intendiamo non solo le parole, ma anche i gesti, gli atteggiamenti, perfino i silenzi e le assenze. Una persona parla con tutto quel che è e che fa. Tutti noi siamo in comunicazione, sempre. Tutti noi viviamo comunicando e siamo continuamente in bilico tra la verità e la menzogna. Ognuno può domandarsi: io sono un testimone della verità, o sono più o meno un bugiardo travestito da vero? come cristiani non siamo uomini e donne eccezionali. Siamo, però, figli del Padre celeste, il quale è buono e non ci delude, e mette nel loro cuore l’amore per i fratelli. Questa verità non si dice tanto con i discorsi, è un modo di esistere, un modo di vivere e si vede in ogni singolo atto (cfr Gc 2,18). Quest’uomo è un uomo vero, quella donna è una donna vera: si vede. Ma perché, se non apre la bocca? Ma si comporta come vero, come vera. Dice la verità, agisce con la verità. Un bel modo di vivere per noi”. Peccato che ho poco spazio per scrivere, ma tutta la polemica su giornali e giornalisti di questi giorni, forse merita una riflessione proprio a partire dall’ottavo comandamento.