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L'Editoriale del 21 maggio 2017

Migranti2La pedagogia dei fatti.


Da tempo nel nostro Paese tira una brutta aria per coloro che aiutano i migranti. Si è cercato di screditare le cooperative che si occupano di accoglienza, e devo dire che spesso le cooperative ci hanno messo del loro come abbiamo visto in questa settimana a Capo Rizzuto in Calabria che ha visto coinvolto anche un Parroco. Poi è stata attribuita alla Organizzazioni non Governative la responsabilità dell’aumento dei profughi in arrivo grazie, così la pensano in molti, alla loro complicità con i trafficanti di esseri umani. Una vergognosa operazione di generalizzazione che getta ombre su coloro che onestamente e mettendoci anche del loro operano a favore dei disperati. Del resto non meravigliamoci perché questa operazione culturale non è venuta a caso. Prima si è cominciato a considerare i poveri come una minaccia al decoro, poi l’equazione: migrante uguale clandestino, quindi illegale quindi “colpevole”. Ma colpevole di che? Ormai abbiamo visto che il metodo applicato in Europa dei salvataggi in mare non governa il fenomeno e ci lascia in perenne emergenza. Da tempo Caritas, Comunità di S. Egidio auspicano corridoi umanitari. Quando sono stati applicati si è data dignità a chi fugge dal loro paese e si sono trovate soluzioni dignitose. Ma anche questo non va bene per chi non vuole rendersi conto della gravità e serietà del fenomeno. Come Caritas continueremo a operare con la “pedagogia dei fatti”, cioè con buone prassi senza lasciarci influenzare dalle critiche o dalle generiche accuse.

 

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