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L'Editoriale del 15 ottobre 2017

Ottobre missionario.

Siamo già alla terza domenica e mi scuso per non aver ancora toccato i temi missionari che normalmente caratterizzano il mese di ottobre. È generalmente calata la tensione su questo tema. Eppure quella della missione rimane una delle componenti essenziali della Chiesa che non può che essere evangelizzatrice. È cresciuto molto il dialogo interreligioso fino a farci pensare che non serva più annunciare il Vangelo perché tutte le religioni hanno una loro irrepetibile dignità e che oggi dunque non sia più necessario portare il Vangelo al mondo. A ciò si aggiunga anche che il mondo lontano a cui veniva con coraggio portato il Vangelo da intrepidi, coraggiosi, e entusiasti missionari non è più così lontano. Le migrazioni massicce di questi ultimi decenni hanno portato quel mondo in casa nostra e dunque, si dice, non serve più andare da loro, li abbiamo tra noi. Tutte buone ragioni, ma credo che non possiamo disattendere l’invito di Gesù: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi” “andate predicate il Vangelo ad ogni creatura” Ad ogni creatura, quindi al mondo intero. Serve ritrovare la “missione ad gentes” perché il Vangelo arrivi a tutti, ma questo presuppone che cresca in noi la convinzione che possediamo con la fede una ricchezza che trabocca e che ha bisogno di passare da credente a credente a fino a chi non conosce o ha dimenticato il Vangelo. Già! questa è la sfida di oggi, perché sono sempre di più coloro che hanno perso la gioia del vangelo ricevuto e hanno perso passione e amore per ciò che ci è stato tramandato da coloro che hanno testimoniato a noi la fede e la vita cristiana. Dunque se si è allentata la tensione verso la “missione ad gentes” va almeno ritrovata la forza, la gioia, l’entusiasmo di trasmettere nell’occidente secolarizzato ciò che di bello abbiamo dentro di noi. Si parte da qui. Il successo della missione non può che partire da ciò che abbiamo dentro e di trasmetterlo con gioia.

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