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Osvaldo

Abbiamo chiesto ad Osvaldo, volontario nel nostro laboratorio di Paderno, di scrivere un breve profilo per presentarsi e raccontarci della sua vita:Osvaldo Chil Rid

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MI SI CHIEDE UN PROFILO

Ebbene venni al mondo nel lontano mille novecento ventotto, era di marzo, il giorno ventiquattro in quel di Taranto, per essere esatto una frazione che porta il nome di Talsano e all’epoca contava sedici mila abitanti, una delegazione municipale, scuole elementari, un solo ufficio postale, un cinema e poco altro. Qui passai l’infanzia tra vicissitudini che non starò a raccontare, ci vorrebbero diverse pagine e, devo confessare, non mi è agevole ricordare finché nei primi anni dell’adolescenza conobbi Carlo. Lui era fratello di Elio che io frequentavo insieme ad altri due ragazzi ed eravamo tenuti lontani dai coetanei, ci consideravano gli intellettuali del borgo quindi infrequentabili. Evidenzio la conoscenza di Carlo per l’importanza che ebbe nella mia formazione culturale. Lui veniva in vacanza da Roma dove studiava in un istituto dei gesuiti e lo sbarco degli alleati in guerra contro di noi tagliò l‘Italia in due e non potette farvi ritorno. Osservarci ed allontanarci dal resto del gruppo fu un attimo e con lui potei soddisfare la mia sete di sapere, passavamo notti interminabili facendoci domande, dandoci risposte che potessero sedare quel fermento che divorava entrambi. I libri di Carlo divennero i miei libri, il suo aiuto fece si che io raggiungessi una preparazione magistrale. Intanto l’amicizia fece di noi quasi un unico soggetto, cosa non faceva l’uno per l’altro. Con lui conobbi altri grandi amici: i libri e con loro feci altre conoscenze, tra le altre Eraclito di Efeso e Parmenide d’ Elea, il divenire che li univa e connotava pur non conoscendosi e che tanto ci fece disquisire, furono i primi altresì a non guardarsi solo intorno per spiegare il caos ma, riversarsi in se nella ricerca. Di Pindaro e Saffo mi colpì il loro cantare l’amore, senza remora alcuna lei e in modo quasi delirante. Che dire di Socrate l’etica, la morale il fine del suo insegnamento, Platone l’ideale pazzoide, Aristotele, fra i grandi di tutte le epoche il più grande, le scienze tutte, l’indagare su ogni cosa, la sua metafisica e la convinzione che la spiegazione del tutto è nella parte non visibile di noi stessi e espatriare infine per evitare che Atene compiesse un secondo delitto contro la filosofia poi che come Socrate fu incolpato di apostasia. L’ esercito quindi di figure rilevanti della letteratura, l’arte, la storia, la politica della Grecia che fu e che non posso certo elencare, ci vorrebbero volumi copiosi, ma che hanno forgiato il mio modo di valutare e dato strada all’amore che mi lega ad ogni volume che capiti nel mio cammino. Uno su tutti, Pericle che si circondò del fior fiore dell’intelligenza, un solo scopo: la conquista del bello assoluto. Eschilo, Sofocle, Euripide ed altri, le loro composizioni quali la tragedia, la commedia, il dramma senza le quali non avremmo potuto avere lo Shakespeare che si voglia ed altri secoli dopo e che Atene, con i suoi monumenti ed opere d’ogni genere artistico, letterario non solo conserva nonostante l’incuria del tempo e dell’uomo ma ha inciso e incide tuttavia su tutte le civiltà che popolano il pianeta.

Mi sono fatto prendere la mano … è che la lingua batte sempre dove il dente duole, cercherò di fare ammenda. Orbene vicissitudini diverse mi portarono, ancora adolescente, ad emigrare in Francia da dove feci ritorno all’essere chiamato in marina per la leva. Al concedo mi trasferii al nord e proprio a Paderno dove trassi il resto della famiglia. Qui, nella speranza di mettere le redini ad un fratello scriteriato feci con lui una società, era un ebanista capace lui ed io qualche nozione l’avevo, mettemmo su un laboratorio e in primis facevamo arredamento per negozi. Fu il passo più disastroso della mia vita, dieci anni di lavoro forsennato nella speranza vana di sanare i disastri che mi trovavo ad affrontare finche sconfitto e distrutto moralmente emigrai in Argentina dove senza più zavorre potetti costruirmi una posizione economica a base di fatiche e formare famiglia con Franca che, fosse stato solo per le due figlie che mise al mondo, non avrei mai cambiato con nessun'altra. Dodici anni dopo ci trasferimmo in Uruguay un poco per il clima e più per avvicinarci ad una sorella sua che consideravamo più amica che parente. Altri nove anni quanto mai fruttuosi e felici, la seconda delle figlie li venne alla luce, l’altra la maggiore, in Argentina dodici anni prima, finche il verme che mi rodeva di non dover morire all’estero prese il sopravvento e il ritorno in Italia a Cinisello Balsamo fu compiuto. Qui per venticinque anni gestii una pelletteria che poi vendetti ad un giovane col quale collaborai per altri cinque. Poi lui trasferì l’attività in Brianza ed io preso dal terrore dello stare inattivo trovai rifugio all’Emmaus. Alla soglia del novantesimo sono 15 gli anni che mi dimeno in questa azienda ed altri e tanti circa che insegno lo spagnolo all’università della terza età e in entrambe ho conosciuto gente come non mai, il lavoro da indipendente con i suoi orari impossibili mi permetteva la conoscenza solo di clienti e fornitori. Devo aggiungere che malgrado la mia attività assorbisse gran parte del mio tempo anche festivo potrei asserire senza ombra di vanto che sono stati pochi i giorni che io non abbia aperto un libro e dato sfogo all’estro mio di versificare ogni volta che il tarlo premeva e scrivere qualcosa anche nell’altra lingua che ho perfezionato quasi con ossessione. Non credo dover aggiungere altro anche se molte cose ho tralasciato per ragioni che ognuno può considerare a piacimento.

 

 

 

Osvaldo

 
 
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