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L'Editoriale del 11 febbraio 2018

Giornata Mondiale Del Malato“Il malato ed io: essere con, essere per”

Nell’anniversario della apparizione della Madonna a Lourdes la chiesa celebra la giornata del malato. È un richiamo a ritrovare modalità giuste per stare vicini a quanti soffrono varie malattie. Il servizio della nostra diocesi per la pastorale della salute ha inviato a tutte le parrocchie una riflessione attualissima per aiutare a ritrovare la giusta modalità di vicinanza al malato. La riporto perché possa aiutare la nostra riflessione.

“Certo visitare i malati, oltre a essere una decisione consapevole che esige responsabilità, richiede anche di vincere la paura, di accettare la propria impotenza, di rinunciare a essere protagonisti di buone azioni, per stare accanto all’altro senza pretese e senza imbarazzi. L’incontro con un malato se avviene in verità, ci disarma e mette a confronto due impotenze, umanizzando così entrambi. L’incontro con il malato esige sempre disciplina: occorre saper tacere e saper parlare con discernimento, non imporre la propria visione e i propri desideri al malato. A volte, proprio perché non si hanno parole adeguate, occorre saper piangere senza vergognarsi e, soprattutto, non avere paura del corpo del malato. Una carezza, una stretta di mano, un bacio sulla fronte o sulla guancia, a secondo dei rapporti esistenti, può essere per il malato di grande consolazione. I Vangeli si compiacciono di dire che Gesù toccava i malati, toccava soprattutto i lebbrosi, toccava l’organo malato di un corpo perché il corpo è luogo di incontro. Toccare il corpo di un malato deve essere un’opera d’arte, toccare il corpo di un malato deve essere terapeutico, razionale, comunionale: solo volto contro volto, mano nella mano, due persone possono esprimere l’accoglienza l’uno dell’altro”.

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