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L'Editoriale del 18 dicembre 2016

SiriaAleppoConfesso che non riesco a capire nulla della guerra in Siria. Mi sembrano tutti contro tutti. Quali potenze siano in gioco, quali interessi ci siano dietro, quali scenari futuri si prospettano per quelle popolazioni, non riesco proprio a capire. Ma una cosa a me e a voi è data di vedere: una immane distruzione e civili vittime di una guerra fatta da altri. Se non bastasse in questo drammatico scenario di guerra le vittime che più ti raggiungono dentro sono i bambini. Tanti, troppi! uccisi in una guerra che loro non hanno voluto e che non vorrebbero mai. Purtroppo la forza delle immagini che arrivano da Aleppo, da Palmira e da altre città siriane non lasciano dubbi sulla devastazione provocata dei bombardamenti. A rendere ancora più grave la situazione è la trappola mortale perfino attorno agli sfollati. Non possono neanche fuggire in cerca di zone sicure. Ogni tentativo sembra miseramente fallire e così distruzione e vittime crescono ogni giorno. Quante volte abbiamo sentito parlare di pace, accordi di pace, conferenze di pace, ma tutto sembra sfumare nel mare delle buone intenzioni, sempre che siano buone le intenzioni di coloro che siedono ai tavoli di pace. Arrivando il Natale mi sento ancora più confuso. Gli annunci sono di pace, i bambini ci dicono che Gesù viene a portarci la pace, nella liturgia sentiremo parlare di pace. Quando sentirò e dirò parole di pace mi verranno inevitabilmente alla memoria le immagini di paesi devastati, di uomini, donne, e bambini vittime di un conflitto che forse neanche loro sanno da dove è cominciato e quando finirà. E se finirà quanta distruzione e quante vittime ha lasciato sul campo. Eppure continuerò a proclamare ciò che gli angeli dissero al momento della nascita di Gesù: “pace in cielo e pace in terra agli uomini che egli ama”.

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