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L'Editoriale del 22 ottobre 2017

Qualche settimana fa a Lampedusa sono sbarcati più di un centinaio di minori non accompagnati salvati nel mare Mediterraneo. Ad accoglierli la gente del posto e nessun altro. Quell'episodio offre lo spunto per una riflessione nella domenica della giornata missionaria mondiale. Nell'ottocento sono sorti istituti e congregazioni fondate da santi straordinari, basti pensare a don Bosco, che si dedicavano alla educazione dei giovani, all'accoglienza di ragazzi rimasti orfani, alla formazione di adolescenti da avviare al mondo del lavoro. E quanto bene hanno fatto i religiosi e i laici che si sono dedicati con passione a quest'opera. Ora i tempi sono cambiati, tante strutture pubbliche si occupano di ragazzi e di giovani in difficoltà , e meno male. Questo lascerebbe spazio al carisma di istituti religiosi e di congregazioni di dedicarsi ai nuovi bisogni. Questi minori non accompagnati che sbarcano sulle nostre coste potrebbero diventare oggetto di una attenzione non solo assistenziale, ma anche missionaria. La chiesa oggi è chiamata ad essere “Chiesa in uscita” senza necessariamente andare verso paesi di altri continenti, ma prendendosi cura di quanti da altri continenti giungono al nostro paese. La missione della Chiesa va ripensata a trecentosessanta gradi, abbiamo bisogno di una rivoluzione del concetto di missione. Fatto salvo che sempre rimarrà  la dimensione missionaria “ad gentes” cioè verso paesi lontani, oggi occorre portare la gioia del vangelo a quanti arrivano nel nostro paese. Quanti istituti religiosi potrebbe svolgere la loro missione aprendosi al cambiamento che registra l’arrivo di uomini, donne e minori che giungono da altri continenti. Senza andare troppo lontano il tema della giornata missionaria di quest’anno: “La messe è molta” sollecita un ripensamento del nostro modo di essere Chiesa. La messe è molta non solo perché il mondo è vasto, ma la messe è molta perchè la nostra terra è diventata terra di presenze molteplici che chiedono non solo assistenza e aiuto materiale, ma anche di essere destinatari della gioia del Vangelo.

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