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L'Editoriale del 8 ottobre 2017

A un mese esatto dal suo ingresso in Diocesi, il nuovo Vescovo di Milano Mons. Mario Delpini ha inviato alla Chiesa Ambrosiana una lettera senza la pretesa di essere una “lettera pastorale” ma semplicemente un invito a mettere in pratica le indicazioni date da lui stesso al termine della visita pastorale dello scorso anno. Si sofferma su tre punti in particolare: la liturgia, il mondo giovanile, la presenza della Chiesa nel sociale. Mi soffermo brevemente sul terzo punto, sulla “comunità dei discepoli del Signore presente nel contesto in cui vive come sale della terra, luce del mondo, lievito che fa fermentare tutta la pasta”. Riprendendo un tema molto caro al Card. emerito Angelo Scola prende atto che “nella complessità del nostro tempo coloro che condividono la mentalità e i sentimenti di Cristo hanno la responsabilità di testimoniare come la fede diventi cultura, proponga una vita buona, desiderabile per tutti, promettente per il futuro del Paese e dell’Europa”. In tre ambiti particolari l’Arcivescovo Mario chiama in causa le comunità parrocchiali. Anzitutto quella della comunicazione. Alle comunità è chiesto di trovare e formare laici che curino questo aspetto della declinazione della grande tradizione lombarda nel contesto culturale di oggi. Un secondo aspetto riguarda il mondo generazionale: famiglia, figli, nonni. Aprendo così spazi per una educazione che attraversi le generazioni. Un terzo aspetto riguarda il complesso mondo della solidarietà vivendo una logica di inclusione, a partire dalle tante periferie che le nostre società generano, dall’ecologia integrale “legando dentro il concetto della cura ambiente e uomo”. Le parrocchie non sono solo luoghi del culto, delle devozioni, ma comunità di vita buona, aperte alle sollecitazioni che ci vengono dal contesto sociale, culturale, nelle quale sono radicate. È tempo di non ripiegarci su noi stessi. Ciò che possiamo dare, con il contributo di tutti, è che nella Chiesa è possibile sperimentare la vita buona del Vangelo.

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