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L'Editoriale di Don Ettore del 21 agosto 2016

Profughi ComoSono andato a Como in questi giorni per rendermi conto di persona sulla situazione che si è creata alla Stazione San Giovanni con le centinaia di profughi accampati all’esterno con la speranza di riuscire prima o poi a passare il confine e attraverso la Svizzera raggiungere il nord Europa. Sono scene viste anche in televisione e che tutti avete ben presente. Accampati così il primo pensiero che ti viene è che è una situazione insostenibile, e quando si passerà alle prime piogge d’autunno o peggio ancora dell’inverno diventerà tragica. Le Istituzioni locali hanno programmato un intervento d’emergenza con dei moduli abitativi da collocare in un’area poco distante dalla stazione. Ma non sarà facile. I profughi presenti hanno un solo desiderio, varcare il confine, per questo non lasciano la stazione per non perdere la possibilità come per alcuni loro è già capitato di riuscire ad andare in Svizzera. Molti di loro sono stati ricollocati con pullman nel sud d’Italia, ma dopo qualche giorno sono tornati di nuovo li, perché il loro obiettivo è quello di arrivare al nord dell’Europa. Ciò che  mi ha particolarmente colpito è la risposta che ha dato la città di Como. Quello che per i giornali rimane un problema, e lo è davvero, per i comaschi è stato un banco di prova per una solidarietà diffusa attraverso volontari Caritas, di altre associazioni e di semplici cittadini. Opera con volontari anche una associazione della vicina Svizzera. Intanto le Istituzioni si rimpallano le responsabilità, altre si mettono di traverso rifiutando qualsiasi soluzione. E mentre loro parlano, fanno propaganda, scrivono di cose non vere, solo il volontariato si sta prendendo cura di loro. Bravi comaschi, ci state dando una grande prova di civiltà!

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