L'Editoriale del 16 Ottobre 2016
- Dettagli
- Categoria principale: ROOT
- Categoria: L'Editoriale
- Pubblicato: Martedì, 18 October 2016 16:40
- Visite: 1133
Ogni volta che mi trovo a Milano per riunioni in Caritas Ambrosiana, non trascuro di fare una visita nel Duomo per almeno due motivi: ricordare che lì nel duomo, nel lontano 8 giugno 1974, sono stato ordinato Sacerdote, e poi per intrattenermi in preghiera sulla tomba del grande Card. Carlo Maria Martini sulla quale è riportata una frase del Salmo che racchiude tutta la vita dell’indimenticabile Vescovo Martini: “lampada per i miei passi è la tua Parola”. Ma l’accesso al Duomo da tempo sta diventando sempre più difficoltoso. Ad ogni varco d’ingresso, controlli, forze dell’ordine, militari con fucili e altro. Il mio zaino viene regolarmente controllato e a nulla serve il fatto che sono un sacerdote. Ma le sorprese non sono finite. Una volta all’interno ci sono percorsi obbligati per i singoli fedeli, per i gruppi, per i turisti. Da tempo ormai non puoi più goderti il duomo dall’interno. Le alte colonne che lo reggono non le puoi più ammirare in tutta la loro maestosità. Transenne, varchi chiusi, e altro ancora a impedire di cogliere tutta la bellezza del gotico lombardo consacrato da San Carlo Borromeo nel 1577 dopo quasi due secoli dall’inizio della costruzione. Oggi l’orgoglio dei milanesi, el domm de Milan”, ha perso il suo aspetto di tempio aperto a tutti. È pur vero che tutto questo imponente apparato di sicurezza garantisce l’incolumità dei cittadini e dei fedeli che lo visitano, ma rimane pur sempre una stonatura. Io continuerò a frequentarlo, continuerò a sostare sulla tomba del Card. Martini, ma un senso di tristezza mi accompagnerà sempre per aver perso quella libertà verso una grandezza oggi mortificata.