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L'Editoriale del 19 novembre 2017

DoloreSolitudineCure proporzionate, no all’accanimento.

Nella Lettera a mons. Paglia e ai partecipanti al Meeting Regionale Europeo tenuto in Vaticano, della World Medical Association, e citando la Dichiarazione sull’eutanasia del 5 maggio 1980, il Santo Padre ricorda quanto sia “moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico che verrà in seguito definito “proporzionalità delle cure”. Il Papa stesso è consapevole che il messaggio è un contributo ad una riflessione su una questione delicatissima che certamente avrà una eco larghissima vista l’attualità della questione legata al “fine vita”. C’è un passaggio nella sua lettera, che non avrà certo spazio sulla stampa, ma che a me come sacerdote sembra invece fondamentale perché entra nel merito della importanza della relazione umana. Non si può parlare in generale del fine vita. Il malato è sempre una persona, non un posto letto. Riporto qui le parole di Papa Francesco rimandando poi alla lettura completa del discorso che troverete alle porte della Chiesa parrocchiale. “Si potrebbe dire che l’imperativo categorico è quello di non abbandonare mai il malato. L’angoscia della condizione che ci porta sulla soglia del limite umano supremo, e le scelte difficili che occorre assumere, ci espongono alla tentazione di sottrarci alla relazione. Ma questo è il luogo in cui ci vengono chiesti amore e vicinanza, più di ogni altra cosa, riconoscendo il limite che tutti ci accumuna e proprio lì rendendoci solidali. Ciascuno dia amore nel modo che gli è proprio: come padre o madre, figlio o figlia, fratello o sorella, medico o infermiere. Ma lo dia! E se sappiamo che della malattia non possiamo sempre garantire la guarigione, della persona vivente possiamo e dobbiamo sempre prenderci cura: senza abbreviare noi stessi la sua vita, ma anche senza accanirci inutilmente contro la sua morte. In questa linea si muove la medicina palliativa. Essa riveste una grande importanza anche sul piano culturale, impegnandosi a combattere tutto ciò che rende il morire più angoscioso e sofferto, ossia il dolore e la solitudine”.

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