L'Editoriale del 19 marzo 2017
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- Pubblicato: Domenica, 19 March 2017 18:48
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Parole che liberano.
Qualche volta la superficialità, qualche volta la fretta, qualche volta la poca attenzione, sta di fatto che quando preghiamo alcune parole ci scivolano via e non lasciano traccia in noi. Eppure nella liturgia della domenica preghiamo con parole profonde come quelle del Padre Nostro: …non ci indurre in tentazione, ma liberaci del male. Amen! Quasi non bastasse il celebrante aggiunge: “liberaci Signore da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l’aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato…”. Dunque ci sono parole che hanno un grande significato e rimandano alla consapevolezza di aver bisogno di essere liberati dal peccato, dal male che facciamo e dal male che ci circonda. Se Gesù nel Padre Nostro ha inserito l’invocazione ad essere liberati dal male significa che Lui aveva ben presente ciò a cui siamo esposti, e ciò che ci avrebbe condizionato perfino nella nostra libertà: il peccato. Oggi se ne parla poco, anzi alcuni comportamenti proprio perché li fanno tutti diventano legittimi anche se oggettivamente sono male, e si tende a cancellare la responsabilità individuale. Come contrastare questa deriva pericolosa che tende a vanificare la mia libertà in una libertà collettiva che rende evanescenti le nostre azioni fino a non considerarle più male o peccato? La risposta la troviamo nel vangelo di questa domenica: “Se rimanete fedeli alla mia Parola sarete davvero miei discepoli, conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi”. Dunque la verità cioè Cristo è l’unico criterio di libertà. Non solo parte da lui la liberazione dal peccato e dal male, ma ci offre anche il criterio di giudizio per valutare ciò che è bene da ciò che è male, ciò che è conforme alla vita cristiana e ciò che non lo è. Ci travolgono parole manipolatrici, capaci di farti credere bene ciò che invece è male, e solo la Parola smaschera l’inganno e ci rende veramente liberi.