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L'Editoriale del 17 dicembre 2017

FineVita2Giovedì 14 dicembre è stata approvata al Senato la legge sul fine vita o con un termine, meno appropriato, sul biotestamento. Nel vuoto totale di legislazione adeguata in questa materia l’approvazione della legge segna effettivamente un passo avanti nella normativa che affronta un tema tanto delicato come il fine vita. Se da un lato dunque possiamo essere soddisfatti per una nuova normativa in materia non possiamo esserlo per quegli aspetti di incertezza che la legge purtroppo presenta fino ad aprire possibili interventi per una malcelata eutanasia. Anche il mondo cattolico aspettava la legge, ma essa è purtroppo il frutto, come spesso accade, di compromessi e di correttivi per poter avere una maggioranza che ne permetta l’approvazione. Tra i punti di debolezza oltre al rischio eutanasia c’è una non ben definita alleanza tra paziente e medici. Quanto l’umanità del paziente è veramente garantita dai medici chiamati a muoversi tra scienza e coscienza: C’è solo da sperare che la saggezza e l’umanità di tanta parte del personale sanitario possa applicare la legge garantendo dignità al malato nel suo fine vita. non mi sono piaciuti i commenti di tanti sostenitori della legge che hanno affermato che “finalmente” viene riconosciuta la “morte degna”. Ma chi mai ha negato questo diritto? Penso in questo momento a quanti familiari hanno saputo stare accanto, qualche volta con un dolore indicibile, alla lunga malattia dei propri cari rendendo “degno” il fine vita dei loro cari con una presenza carica di umanità, delicatezza, di preghiera che vanno al di là dell’aspetto puramente medico e sanitario. Nella mia vita di sacerdote quanti esempi ho incontrato di uomini e donne che hanno reso dignitosa la morte dei loro cari con un atteggiamento che non si potrà mai regolamentare con una legge: l’amore.

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